Giovedì Grasso è sinonimo di Festa di Carnevale alla Scuola dell’Infanzia “Paolo VI” di Molvena di Colceresa!

I bambini e le bambine sono arrivati a Scuola questa mattina vestiti in maschera come da tradizione: c’erano le principesse, Frozen, Pocahontas e Ladybug, Spiderman e i suoi amici supereroi, un moschettiere, uno sceriffo, dei vigili del fuoco e un poliziotto!! E non poteva mancare un simpaticissimo pagliaccio: vi ricordate la canzone che abbiamo imparato nei giorni scorsi?

Abbiamo ballato, cantato, giocato e fatto festa con un sacco di coloratissime stelle filanti!

Siamo sicuri sarà un bellissimo weekend di Carnevale, una festa divertente e abbastanza golosa per tutti!

Ma avete mai pensato al perché si chiama “Giovedì Grasso”?

Continuate a leggere qui sotto, dopo aver dato un’occhiata alle nostre bellissime mascherine!

 

Perché diciamo “Giovedì Grasso”?

Il Giovedì Grasso è l’ultimo giovedì prima dell’inizio della Quaresima.
Esistono diverse tradizioni in tutta Italia che rimandano a questa dicitura. Ma noi ci troviamo in Veneto e non possiamo non ricordare la famosissima tradizione del Carnevale veneziano.

Proprio a Venezia, il giovedì prima dell’inizio del periodo quaresimale, si svolgeva una grande festa celebrativa.

La festa che si teneva in Piazzetta S. Marco era una festa celebrativa di un’importante vittoria della Serenissima Repubblica, contro il patriarca Ulrico, devoto dell’imperatore. Una bolla del Papa Adriano IV assegnava tutta la Dalmazia al Patriarcato di Grado, ma approfittando della guerra in corso tra Venezia e le città di Padova e Ferrara, Ulrico, aiutato da feudatari della Carinzia e del Friuli, assalì la città di Grado e costrinse alla fuga il patriarca Enrico Dandolo.

Il Doge Vitale Michiel II non fece passare molto tempo per riparare l’oltraggio, puntò la potente flotta veneziana verso Grado, sconfiggendo il patriarca Ulrico e i dodici feudatari ribelli. Condotti a Venezia, per intercessione del Papa, furono rilasciati, ma Venezia chiese come risarcimento che ogni anno per il Giovedì Grasso il Patriarca di Aquileia mandasse ai veneziani un toro e dodici maiali ben pasciuti. Gli animali venivano accolti quindi come prigionieri in Palazzo Ducale, posti sopra a delle ricostruzioni lignee rappresentanti i castelli friulani.
La Corporazione dei fabbri aveva il compito di gestire la giornata, insieme a quella dei macellai (becheri), che poi macellavano gli animali per tutto il popolo veneziano. Da questo giorno nasce il detto veneziano: “tagliar la testa al toro”, che significa togliere di mezzo gli ostacoli, rimuovere definitivamente un problema: con il taglio netto della testa del toro si poneva fine allo spettacolo.

Nel 1420 questa usanza fu abolita, quando il Friuli passò sotto la dominazione di Venezia; con il passare degli anni la festa si era trasformata in una giornata di gioco e festa, una tradizione che durò fino alla fine della Repubblica e della sua origine storica rimase solo la partecipazione del doge.
La festa del Giovedì Grasso trovava il suo culmine nelle acrobatiche imprese dei funanboli. Il famoso “volo del Turco” si tenne per la prima volta nel 1548: un equilibrista turco (da qui il nome) con un bilanciere in mano salì camminando su una fune da una barca in mezzo al bacino di S. Marco sino alla cella del campanile di S. Marco.

Ma perché lo definiamo “Grasso” questo giovedì?

Il Giovedì Grasso (e anche il Martedì Grasso) sono chiamati “grassi” semplicemente perché in questi giorni, in tempi passati, si mangiava in abbondanza, eliminando tutte le scorte di cibi migliori (come la carne) conservati in casa, prima di entrare nel periodo della penitenza alimentare.
Quindi, godiamoci crostoli e frittelle in questi giorni di festa!